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Evviva le Curve: la risposta del tifo allo Stato cervellotico fa vincere il Napoli

Senza bandiere in Curva A, senza bandieroni in Curva B. Ma il tifo si è fatto sentire e abbiamo vinto tutti insieme. Stavolta il supporto del pubblico è stato fondamentale per battere l’Atalanta.

Se ne sono accorti gli azzurri in campo quando a fine primo tempo dalla Curva A li hanno invitati a “tirare fuori gli attributi“, ma soprattutto nel secondo quando la spinta dell’intero stadio si è sentita pesantemente. Quando Anguissa ha rubato la palla a metà campo innescando l’azione di Osimhen che ha regalato l’assist per la magia di Kvaratskhelia, lo stadio ha accompagnato tutta la fase cruciale fino all’esplosione di gioia. Così come ogni intervento di Kim fino all’uscita per il lieve infortunio è stato sottolineato dagli incitamenti dei tutto il Maradona.

Avevamo detto lo scorso marzo che episodi come quello di Napoli-Milan, quando la curva rossonera ci era venuta a cantare in testa per tutto il secondo tempo dopo il gol di Giroud e nel silenzio di uno stadio spento, non si sarebbero dovuti più verificare. Ma contro la Lazio è accaduto qualcosa di simile, con l’aggravante dei petardi lanciati nel settore limitrofo e il ferimento di un giovane tifoso azzurro. E’ successo per colpa dei paradossi di uno Stato e delle sue emanazioni territoriali che intendono solo vietare, reprimere, prevenire per non prevenire nulla, scegliere la politica delle restrizioni per non assumersi responsabilità, come dimostrata la pagliacciata dei divieti di trasferta per gli atalantini e i tifosi del Frankfurt. La Prefettura ha emesso un nuovo provvedimento di divieto di trasferta dopo che il Tar Campania aveva annullato quello precedente.

Napoli ha ritrovato il suo tifo incandescente, seppur senza bandiere in Curva A dove si sono sistemati anche tanti esponenti di Milano Azzurra “in trasferta” sebbene in casa (nella foto a destra). Alla fine, in fondo, dopo le schermaglie settimanali a colpi di inviti televisivi a vergognarsi e chiari striscioni di risposta, lo stadio ha ritrovato una sua unità. Che ci sarà anche in trasferta a Torino quando saremo forse in 10.000, 2.600 nel settore ospiti e tanti altri altrove. Fino alla grande festa che qualcuno inizia ad individuare addirittura a fine aprile, come in occasione dell’ultimo scudetto, conquistato però all’ultima giornata anticipata di un mese causa incombenti Mondiali. Erano quelli italiani, erano quelli di Craxi e Cossiga, quelli di un’altra Italia, della lira, della Prima Repubblica, di Vialli, di Diego in lacrime e dei tedeschi in trionfo. “Quanto tempo è passato, quanti ricordi fai rivivere tu…”

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