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Lorenzo Insigne, destraggiro e cuore azzurro

La storia di Lorenzo Insigne comincia a Napoli, perché lui in quella città ci nasce, la vive, la ama con tutte le sue complessità. Lorenzo ha il cuore azzurro tifa Napoli da sempre, e due piedi fatti per fare magie col pallone. Immaginiamo che quando finalmente riesce ad approdare da calciatore alla sua squadra del cuore per lui l’emozione sia stata grandissima: sventoli una bandiera sullo stadio da ragazzino, tiri i tuoi primi calci ad un pallone, ti raccontano delle magie di un uomo venuto dall’Argentina per farci sognare e finalmente anche tu puoi diventare protagonista di quel sogno.

Ma non è facile essere napoletano e giocare nel Napoli, Lorenzo lo ha imparato in fretta. In realtà ha imparato in fretta che la carriera di un calciatore è costellata di difficoltà.

Quattro figli maschi, tutti appassionati giocatori di calcio, tante difficoltà in famiglia a livello economico. Ma anche tanta determinazione, visto che alla scuola e agli allenamenti Lorenzo alternava il lavoro di ambulante al mercato. La sua altezza, la sua corporatura, lo portavano ad essere giudicato negativamente eppure bastava che il pallone gli arrivasse al piede per far cambiare subito idea. 1500 euro fu la cifra con cui il responsabile del settore giovanile del Napoli, Giuseppe Santoro, lo fece approdare in maglia azzurra e da quel momento Lorenzo inizia a scrivere la sua storia azzurra.

Non si è fermato più. Mister Mazzarri lo ha fatto esordire in Serie A nel 2010 ma per il giovane di Frattamaggiore è stato solo un assaggio, ha capito di dover ancora crescere ed andato a farsi le ossa in Lega Pro, poi in Serie B con Zeman che gli ha insegnato soprattutto il rigore e la mentalità di una vita fatta di calcio e regole.

Perché i piedi di Lorenzo andavano educati ma anche il suo carattere andava modellato. Fumantino, diremmo a Napoli “culleruso”, spesso ha dovuto fare i conti con chi non lo capiva, con i fischi di delusione dei tifosi

Lorenzo butta il cuore in campo ma la i tifosi sanno essere crudeli e quando lo fischiano all’uscita dal campo dopo una partita di Coppa Italia lui non la prende bene. E’ una maglia pesante, pesantissima per uno scugnizzo, un figlio di Napoli. Lorenzo lo sa bene e da quel momento capisce che quei fischi sono il rimprovero amoroso di un genitore deluso al momento ma pronto a sostenerti nella prossima sfida. Giù la testa, si ricomincia e si risponde sul campo: ecco cosa fa Lorenzo.

Quando si fa male contro la Fiorentina, rottura del crociato anteriore destro, non si abbatte ma lavora sodo per tornare il prima possibile. Soprattutto lavora su se stesso e quando dopo cinque mesi tornerà in campo più maturo e determinato.

Il suo rientro in campo coincide con l’arrivo al Napoli di Maurizio Sarri, un allenatore che somiglia a Zeman nel suo rigore. Saranno 3 anni in cui Lorenzo completerà il suo percorso personale di crescita all’ombra di Sarri ma anche di un capitano come Marek Hamsik, due figure forti che aiuteranno a creare un gruppo solido dal gioco istintivo ed affascinante ma allo stesso tempo dalle fragili dinamiche cha non resisterà alla storia dei campionati di quegli anni. Tensioni e nervosismi che si porteranno dietro anche con l’avvento di Ancelotti sulla panchina azzurra.

La squadra viene smembrata, snaturata, Lorenzo diventa capitano di uno spogliatoio da ricostruire e motivare e le incomprensioni societarie con il Tecnico di Reggiolo non aiuteranno l’impresa del giocane capitano

Ma Lorenzo ha tenuto duro, ha continuato ad incantarci anche quando sulla fascia sinistra nessuno lo aiutava, anche quando il marchio di fabbrica il destraggiro sempre pronto non entrava e ci faceva urlare di rabbia. Ci ha messo la faccia quando i tifosi hanno voluto incontrare Gattuso per la carenza di risultati, mediando tra le parti.

Porta in campo il suo carattere, il suo essere sanguigno ma soprattutto il suo cuore. Sempre attivo sui social non si nega mai ai suoi tifosi: pronto a fare gli auguri per un compleanno, per un messaggio di ringraziamento, regalando maglie e senza mai tirarsi indietro a chi gli chiede un saluto. Perché Lorenzo sa cosa significa quella maglia azzurra per i tifosi, quanto amore e quanta sofferenza si nasconde e quanta gioia si porta nella familiarità e nel privato di una famiglia quando si vince tutti insieme.

Il suo è il primo nome che viene fatto quando si parla di calciomercato ma Lorenzo non molla: sorride, saluta e tira dritto per la sua strada. Una strada fatta di gol e soddisfazioni, caratterizzata da un gioco tecnico e istintivo che ci sta facendo sognare anche con una maglia un po’ più azzurra di quella napoletana. Il percorso in Nazionale è stato un crescendo fino a diventare una pedina imprescindibile della compagine che Mancini ha portato agli Europei.

C’è Napoli in campo e grazie a Lorenzo Insigne noi napoletani ci sentiamo un po’ più italiani.

Manca un sigillo a questa storia, Lorenzo presto lo porterà a Napoli e noi porteremo in trionfo il nostro scugnizzo.

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