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Amarcord: 25 anni fa il gol di Beto all’Inter nella semifinale di Coppa Italia

Sono passati 25 anni da quel Napoli-Inter di Coppa Italia, da quel gol del pareggio di Beto, da quel rigore decisivo di Boghossian che fece esplodere i 70.000 del San Paolo.

E’ uno dei pochi ricordi felici degli anni ’90, del post Maradona, del Napoli che arrancava, faceva la corsa del ciuccio e poi si ritrovava a lottare per non retrocedere. Quella volta si ritrovò a lottare per vincere la Coppa Italia grazie ad un cammino sorprendente e a tratti addirittura epico. In pieno agosto l’esordio della squadra di Gigi Simoni a Monza e la vittoria con un gol di Massimiliano Esposito nel finale. Di Fabio Pecchia invece il gol con cui gli azzurri espugnarono anche l’Adriatico di Pescara il successivo 23 ottobre.
Non erano vittorie scontate: con la formula dell’epoca, in caso di pareggio sul campo della più debole si giocava il ritorno in casa della più forte. La Juve di Lippi rischiò grosso ad Avellino contro la Nocerina di Balugani, di un giovanissimo ma già decisivo Gennaro Iezzo e di Lorenzo Battaglia che nel finale sfiorò il gol della vittoria con una serpentina incredibile. La Nocerina andò in vantaggio nel match di ritorno del Delle Alpi ma poi venne sconfitta 2-1 anche a causa di un gol annullato ai molossi per un fuorigioco molto dubbio. L’Inter soffrì non poco a Cagliari e fu costretta al retour match a San Siro deciso dal solito Zamorano; stessa sorte per il Vicenza con il Genoa.

Ai quarti di finale si incrociarono Napoli e Lazio: al San Paolo finì 1-0 con un gol di Alfredo Aglietti in apertura. Epico il ritorno: vantaggio biancoceleste di Gigi Casiraghi, pareggio quasi immediato del brasiliano Caio su azione d’angolo. Poi Collina mandò fuori Ciccio Baldini per doppia ammonizione, Gigi Simoni per proteste e in apertura di ripresa pure Aglietti, reo di aver allontanato il pallone. Sembrò finita: 40 minuti da giocare in 9 contro 11 contro la Lazio di Zeman che con due gol avrebbe passato il turno. Ma gli azzurri non si disunirono, si arroccarono eroicamente intorno a Pino Taglialatela resistendo a oltranza; ad una decina di minuti dalla fine il brasiliano Andrè Cruz percorse tutto il campo in solitaria crollando per stanchezza ai limiti dell’area di rigore della Lazio; fu l’emblema della serata che certificò la qualificazione alla semifinale contro l’Inter di Roy Hogdson che eliminò la Juventus.

Ed ecco che arriviamo al 25° anniversario: gara d’andata a San Siro e nerazzurri subito avanti con il solito Ivan Zamorano; ma dopo pochi minuti risponde Cruz con una magistrale punizione a mattonella. Pari per 1-1 e tutto rinviato al match di ritorno al San Paolo del 26 febbraio 1997.
L’Inter si lamenta, non vuole giocare perché decimata dagli infortuni, Moratti fa sentire la propria voce e spera in un rinvio di qualche settimana. Ma il calendario non viene modificato e i nerazzurri annunciano di voler mandare in campo la Primavera. E invece si presentano quasi a pieno organico al San Paolo mentre il Napoli deve rinunciare a diversi titolari. Agli azzurri basterebbe lo 0-0 ma Zanetti subito porta in vantaggio l’Inter. Gara in salita, ma il furbo Colonnese fa espellere Ganz da Pairetto dopo un duro battibecco.
Nella ripresa il Napoli spinge e trova il pareggio che vale i supplementari a 13 minuti dalla fine grazie ad una stupenda azione del brasiliano Beto che si imbuca nella difesa nerazzurra dopo una giocata di Caccia e mette la palla sotto le gambe dell’odiato Pagliuca.
Si va ai supplementari, ma accade pochissimo. Ai rigori il Napoli non sbaglia mai, mentre Paganin si fa parare il terzo tiro da Taglialatela. La patata bollente tocca al francese Boghossian che guarda Pagliuca mentre prende una rincorsa di 20 metri e la piazza a destra per poi correre sotto la curva B. E’ solo una finale di Coppa Italia conquistata, cose che i giovani d’oggi danno quasi per normale. All’epoca non era così.

Purtroppo la situazione precipitò nelle settimane successive: Gigi Simoni si accordò con l’Inter, il Napoli continuò a calare e Ferlaino lo esonerò per sostituirlo con Enzo Montefusco. La doppia finale con il Vicenza resta un incubo scolpito nella mente: 1-0 al San Paolo con gol di Pecchia, 1-0 al Menti con gol di Maini; Caccia si fa espellere, Beto resta confinato in panchina e nel finale dei tempi supplementari il Vicenza segna due volte. E’ una serata nera che influisce sull’immediato futuro fino al fallimento qualche anno dopo.
Ma la serata con l’Inter, il gol di Beto – che il grande Bruno Pizzul confuse con Caio – e l’esultanza finale dei 70.000 del San Paolo restano ricordi indelebili per tutti i tifosi presenti.

 

Dario De Simone

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